Performance (Marzo 2025)
Realizzata durante la mostra ELOGIO DELL PELLE,
a cura di Alessandra Santin,
Casello di Guardia, Porcia, PN
Nella performance Elogio dell’Imperfezione Elisabetta Di Sopra interviene
direttamente sulle ferite che documentano accadimenti passati nella storia
individuale. L’artista agisce non per nascondere le cicatrici, né per rimuoverle, ma
al contrario per valorizzarle dipingendole con polveri d’oro. Esse si trasformano in
preziosi scintillii di bellezza, sulla pelle, elementi che rendono unico e prezioso
ciascun corpo e ne valorizzano la memoria. Segni e punti si trasformano in luce,
come avviene nel “kintsugi” (o “kintsukuroi”), la tecnica giapponese di “riparare
con l’oro”. Il kintsugi non è semplicemente un procedimento artistico ma è un’arte
che ha profonde radici nella filosofia Zen. Partendo dal wabi-sabi, tre sono i concetti
in essa racchiusi che l’artista Elisabetta Di Sopra accoglie, nella sua ricerca: mushin,
anitya e mono no aware. Mushin (senza mente) è la capacità di lasciare correre,
dimenticando le preoccupazioni, liberando la mente dalla ricerca della perfezione.
Anitya è, invece, il valore dell’impermanenza: dal punto di vista esistenziale il corpo
è transitorio, destinato alla fine. Gli interventi d’arte di Elisabetta Di Sopra sul corpo
vogliono valorizzare i segni del tempo che scorre, accogliendoli consapevolmente
con animo “bello”, perchè sereno. Infine Mono no aware sottolinea l’importanza
dell’empatia verso i corpi feriti, infatti apprezzandone la loro decadenza l’artista
desidera ammirarne e mostrarne il senso e la bellezza.
Così i suoi corpi tornano ad essere, ancora e sempre, amanti e amati. Sanno
accogliere la durata del tempo senza rimuovere alcun desiderio nè il diritto di
essere se stessi, anche nella pelle che ne valorizza la storia: sulla sua superficie
ogni segno sussurra un canto nuovo di libertà.
Esistono e quindi vanno mostrati i canoni della bellezza derivata dalla riparazione.
Il segno dorato, che ripercorre le cicatrici, accoglie il gesto poetico e valorizza il
processo artistico nelle sue sequenze procedurali. Esse stesse vanno
documentate, non per archiviarle in luoghi del nascondimento ma per esporle,
come elementi preziosi che affrontano il buio del pregiudizio e la struttura densa e
immobile del “fantasma della perfezione”. Il nero degli sfondi degli scatti
fotografici, che accolgono i frammenti di “corpi riparati con l’oro”, rappresentano
tutto questo. La performance Elogio dell’Imperfezione permette all’artista di
produrre un immaginario alternativo, che svela quali scopi animano la perfezione e
come combatterla, tutelando i diritti e le libertà soggettive e creando nuove realtà
esistenziali.
Già il filosofo Telmo Pievani nel libro “Imperfezione. Una storia naturale”
scrive: -Di solito si tende a pensare che le imperfezioni siano solo un costo da
sopportare, invece hanno un valore positivo, contengono una grande creatività
che è il motore stesso della vita e della sua bellezza.-
Alessandra Santin
Aprile 2025
Fondazione Giovanni Santin Onlus
Venezia