I MILLE VOLTI DELLA MADRE

CIRCUITO CINEMA
Palazzo Mocenigo, San Stae 1991 – Venezia
martedì 5 marzo 2019
ore 17.00

I MILLE VOLTI DELLA MADRE
La psicoanalisi incontra la videoarte
Adriana Monselesan
dialoga con Elisabetta Di Sopra

Quale dialogo tra videoarte e psicoanalisi?
I video di Elisabetta Di Sopra sono un’occasione per invitare la psicoanalisi a riprendere il filo in comune con l’arte.
Freud stesso fonda la sua scoperta a partire dall’ormai famoso complesso di Edipo, ispirandosi alla tragedia greca di Sofocle, Edipo re. L’arte nelle sue varietà di forme è in primis rivelazione di ciò che fallisce, di ciò che sorprende, che affascina e atterrisce: il mistero della vita e della morte. Due universali cruciali al cuore della condizione umana attorno ai quali si è costruita la cultura: dalla religione alla scienza, dall’ arte alla psicoanalisi si è tentato di immaginare invenzioni e apparati per rispondere a ciò che strutturalmente manca. All’inizio e alla fine della vita c’è un vuoto, un buco originale enigmatico che l’opera d’arte ci offre a pacificare, a compensare e a svelare. Elisabetta si cimenta, con la videoarte, a ricoprire e a velare questo vuoto misterioso con i suoi video, icone animate che non sono né pittura né cinema, ma immagini tecnologiche dotate di movimento o di suono dove la temporalità buca lo schermo e condensa presente e passato. E di colpo ci facciamo rapire da un corpo nudo di donna, anzi da un pezzo di corpo femminile: due mammelle che gocciolano latte. Si nasce al mondo, alla vita grazie a questa magnifica offerta. Lo sguardo è attirato dal corpo femminile nudo; spesso, tuttavia, il tema scivola e si concentra non solo sul corpo di donna ma su quello di madre. Come la cultura occidentale prevede, la soluzione condivisa per l’essere di donna è nel quoad matrem. Freud stesso si è arreso al mistero della donna definendola “il continente nero”.
Lacan, che nel servirsi dell’arte era meno a suo agio di Freud, conviene che non si può far obbligo ad una donna di essere madre, un corpo di donna non ricopre in toto un corpo di madre e viceversa. Tra madre e donna c’è una disgiunzione, dietro ad ogni madre c’è un aldilà che possiamo chiamare donna. Tuttavia, nelle icone animate di Elisabetta, prevale il posto di madre, colei che nutre e che trasforma il grido in parola; colei che accudisce il fine vita, colei che gioisce del divenire del figlio, colei che attraverso l’amore trasmette il valore della vita. Tuttavia, tragicamente, esiste la mater dolorosa, colei che sopravvive alla perdita del figlio e, non ultima, colei che non ha saputo tenere i propri figli perché rea di infanticidio, quale Medea di Euripide. Con Elisabetta percorriamo un breve itinerario elettronico che coglie nettamente quanto l’essere parlante sia innanzitutto parlato, ma anche quanto un corpo ci separi gli uni dagli altri: nessuna simbiosi per l’essere umano, neanche la diade madre-figlio, per quanto unita, dovrà essere senza con-fusione.
Adriana Monselesan

Adriana Monselesan (Venezia, 1945)
Laureata in materie letterarie è iscritta all’ordine degli psicologi della regione Veneto dal 1996. E’ membro della Scuola di Psicoanalisi Lacaniana e docente incaricato dell’Istituto freudiano di cui è stata coordinatrice dal 2010 al 2018. I suoi ultimi articoli pubblicati nel 2018 nella rivista Attualità Lacaniana sono: Anacronismi del desiderio e Coppie e  nella rivista La psicoanalisi: Donne scrittrici.